scritto da Regina Florio

Articolo pubblicato su www.ecodibergamo.it/

 

 

Il 97% del petrolio e il 90% del gas che consuma l’Europa viene importato: il 45,3% del gas arriva dalla Russia da cui riceviamo anche il 25,7 % del petrolio e il 45 % del carbone importato. Il piano REPower della Ue vuole porre fine a questa pericolosa dipendenza.

L’Europa e la dipendenza energetica dalla Russia

Per la sua economia, la vita di tutti i giorni, l’attività industriale, i trasporti come il riscaldamento, l’Europa dipende in grande parte dai combustibili fossili, petrolio, gas e carbone; il 97% del petrolio e il 90% del gas che consuma viene importato: il 45,3% del gas arriva dalla Russia.

 

Le principali vie di importazione del gas naturale
(Foto by Fonte: bruegel.org) E dalla Russia l’Europa riceve anche il 25,7 % di petrolio.

 

Quanto incide il petrolio russo sulle importazioni dell’Europa
(Foto by Fonte: transportenvironment.org) Inoltre l’Europa importa dalla Russia il 45 % del carbone.

Questa dipendenza non sollevava particolari preoccupazioni. Fino a quando la guerra in Ucraina ha rivelato tutta la vulnerabilità del sistema energetico europeo e l’eccessiva dipendenza da un alleato potenzialmente pericoloso.

 

Divisa per settore di utilizzo, la domanda di gas dei 27 Stati della Ue più il Regno Unito
(Foto by Fonte: eia.gov) È il settore industriale ad assorbire la maggior parte del gas importato, seguito dal settore residenziale (per riscaldamento e condizionamento) e dalla produzione di energia elettrica.

«Dobbiamo sbarazzarci della dipendenza dal gas, petrolio e carbone russo», ha affermato già nei primi giorni di marzo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Ma i guai, per l’approvvigionamento energetico europeo, erano iniziati molto prima dell’attacco russo. A gennaio Confindustria segnalava per il gas naturale un aumento del 723% , con le ovvie ricadute sui costi dell’energia elettrica e della produzione.

Per realizzare la transizione verde verso un’Europa a zero emissioni, secondo il Green Deal (Patto verde) dell’Unione, a luglio del 2021 la Commissione Europea aveva lanciato il pacchetto di misure “Fit for 55” con cui ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030 di almeno il 55% rispetto ai livelli del 2005 e contenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5°C.

La proposta, che in questi mesi sta attraversando il lungo e faticoso iter legislativo europeo, contiene misure che, se fossero pienamente realizzate, porterebbero alla riduzione del consumo annuo di gas fossile del 30 %, l’equivalente di 100 miliardi di metri cubi, entro il 2030.

Ma non basta. Per affrontare l’emergenza e ridurre già entro la fine dell’anno in modo sostanziale la dipendenza dal colosso russo, la Commissione ha presentato lo scorso l’8 marzo la comunicazione RePower Europa (Nuova energia per l’Europa), il piano per la revisione delle politiche energetiche dell’Unione davanti alla prospettiva – non più tanto remota – di dover fare a meno del contributo russo.

L’Europa deve essere “pronta per qualsiasi scenario” dicono a Bruxelles, e il piano REPower Europa fornisce la strategia e gli strumenti per ridurre di due terzi l’apporto energetico russo entro fine anno con un mix di misure di emergenza.

«È giunto il momento di affrontare le nostre vulnerabilità e di diventare rapidamente più indipendenti nelle nostre scelte energetiche» – ha affermato Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo responsabile per il Green Deal europeo.

«È giunto il momento di passare alle fonti rinnovabili alla velocità della luce: le fonti rinnovabili sono una fonte di energia a basso costo, pulita e potenzialmente infinita e, invece di finanziare l’industria dei combustibili fossili altrove, creano posti di lavoro qui. La guerra di Putin in Ucraina dimostra l’urgenza di accelerare la transizione verso l’energia pulita».

Ecco i tre pilastri su cui si basa il piano REPower EU:

1 – diversificazione delle forniture, spostandole dalla Russia verso più alternative più affidabili

2 – investimenti massicci sulle fonti rinnovabili per dare nuova energia all’Europa, realizzando una forte accelerazione del New Green Deal.

3 – protezione dei consumatori dai contraccolpi economici della crisi.

 

A confronto le previsioni di Fit for 55 e del nuovo piano REPower EU La Commissione propone di

  • Calmierare i prezzi e sostenere le imprese – Gli Stati sono autorizzati a fissare i prezzi dell’energia al dettaglio, una misura che piace a Italia, Spagna e Portogallo ma non è vista di buon occhio da Danimarca e Germania. REPower Europa consente di utilizzare “Aiuti di Stato” per sostenere agricoltura e imprese a rischio delocalizzazione e l’introduzione di misure temporanee di carattere fiscale sui proventi straordinari. La tassazione dei profitti elevati potrebbe portare alle casse europee fino a 200 miliardi di euro nel 2022. Anche gli introiti ottenuti dal mercato del carbonio (ETS) , che in un anno hanno generato 30 miliardi di euro, potranno essere utilizzati per compensare almeno in parte l’aumento delle bollette energetiche
  • Preparare riserve di gas per l’ inverno – La Commissione propone di riempire le infrastrutture di stoccaggio fino al 90 % entro il 1º ottobre di ogni anno e sostiene un’azione coordinata di approvvigionamento tra gli Stati UE. Bruxelles sostiene operazioni di riempimento coordinate tra gli Stati, con appalti e raccolta di ordini condivisi.
  • Diversificare gli approvvigionamenti di gas – Verranno aumentate da Qatar, Usa e Africa le importazioni annue di Gnl – gas naturale liquefatto – (+50 mld ton.) e via gasdotto da Azerbaigian, Algeria, Norvegia (+10 miliardi).
  • Aumentare la produzione di biometano – Gli Stati potranno usare parte dei Fondi del piano strategico agricoltura (PAC) per incrementare la produzione di biometano da biomassa sostenibile (rifiuti, scarti agricoli). Il pacchetto “Fit for 55” prevedeva di arrivare a una produzione di 17 mld m3 entro il 2030, REPower indica l’obiettivo di 35 mld m3.
  • Accelerazione dell’idrogeno rinnovabile – La Commissione sostiene la realizzazione progetti pilota per la produzione e il trasporto di idrogeno verde, la realizzazione di nuove infrastrutture ibride gas/idrogeno anche portuali. L’obiettivo è arrivare a 20 mega tonnellate di idrogeno verde entro il 2030.
  • Diffondere il solare, l’eolico e le pompe di calore – La Commissione si impegna a presentare a giugno misure per accelerare l’utilizzo generalizzato di pannelli solari e pale eoliche e sostenerne la catena di valore, mobilitando InvestEU per supportare nuove tecnologie. L’obiettivo è aumentare le installazione di pannelli solari sui tetti fino a 15 terawatt e installare fino a 10 milioni di pompe di calore in un anno. Il documento invita ad attuare misure di efficientamento e risparmio energetico: abbassare il termostato nelle abitazioni di 1 °C consentirebbe di risparmiare 10 miliardi di metri cubi di gas.
  • Accelerare l’iter autorizzativo – La diffusione delle energie rinnovabili è bloccata in molti Stati (Italia in testa) da un eccessivo carico burocratico: con REPower Europa gli Stati sono invitati a velocizzare le procedure di pianificazione e autorizzazione degli impianti, da considerarsi d’interesse pubblico prevalente.
  • Decarbonizzare l’industria – REPower Europa propone di utilizzare il Fondo per l’Innovazione per finanziare il passaggio all’elettrificazione e all’idrogeno verde dell’industria europea e rafforzare la produzione europea di apparecchiature innovative a zero emissioni.

REPower Europa si innesta così sul pacchetto “Fit for 55”, anticipando le scadenze relative all’efficientamento degli edifici e della produzione di energia solare ed eolica.

Aumentano gli obiettivi di risparmio energetico e della produzione di biometano e idrogeno verde perché entro il 2030 si arrivi ad affrancarsi totalmente dal gas russo.

L’accordo stipulato a fine marzo con gli Usa consentirà di sostituirne il 10% con il Gnl americano: “almeno” 15 miliardi di metri cubi di Gnl dovrebbero arrivare in Europa entro fine anno e potrebbero arrivare fino a 50 mld di m3 l’anno”, secondo quanto dichiarato da Ursula Von der Leyen dopo il suo incontro con il presidente Biden.

Quello presentato dalla Commissione rappresenta un programma di lavoro da sviluppare nei prossimi mesi: in aprile arriverà la proposta relativa allo stoccaggio del 90% delle riserve di gas entro il 1° ottobre di ogni anno. Lo stoccaggio verrà considerato una infrastruttura critica e saranno autorizzati appositi incentivi per l’accumulo delle scorte.

Intanto, l’Europa chiede agli Stati di “rapidamente censire, valutare e assicurare la disponibilità di zone terrestri e marine adatte alla realizzazione di progetti di energia rinnovabile” (dal testo dell’Iniziativa REPower).

A maggio sarà pubblicata una raccomandazione per accelerare l’iter autorizzativo dei progetti di energie rinnovabili e saranno predisposti “spazi di sperimentazione normativa” per “favorire la coesistenza delle energie rinnovabili in espansione e la protezione dell’ambiente”.

Per giugno è prevista un’iniziativa sull’energia solare, per accelerarne la diffusione e assicurare “che il pubblico possa sfruttare appieno i benefici dell’energia prodotta dai pannelli solari sui tetti”.

 

Pannelli solari sui tetti: si punta ad accelerare al massimo la diffusione La Germania, che dalla Russia importa circa 1/3 dell’energia che consuma, si dice pronta a dire addio alla dipendenza dalla Russia già a partire da metà 2024. Ci vorrà uno sforzo enorme, ha dichiarato il ministro dell’Economia Robert Habeck, a tutti i livelli, ma si può fare, ampliando l’apporto delle rinnovabili, riducendo i consumi, aumentando il ricorso all’idrogeno.
Berlino cerca però anche fonti alternative in Qatar ed Emirati Arabi Uniti e si interroga sulla prevista chiusura delle sue tre centrali nucleari, anche se il Paese sembra volere abbracciare con decisione la filosofia del Green Deal e del pacchetto “Fit for 55” e spingere sulla decarbonizazione.

Faranno affidamento sul nucleare invece la Francia, che dal gas russo dipende solo per il 20%, e il Belgio (leggi qui per approfondire) , dove le centrali rimarranno in funzione almeno per altri 10 anni.
Il premier belga Alexander de Croo ammette che “la guerra sta cambiando la nostra visione dell’energia” ma non rinuncia alla transizione verso le fonti rinnovabili.

Con solo 15/20 % di gas russo l’Olanda raccomanda a cittadini e imprese di diminuire l’utilizzo mentre la Bulgaria, che importa dalla Russia il 90% del suo gas, cerca fonti di approvvigionamento alternativo in Azerbajan e si prepara ad aumentare le sue capacità di stoccaggio.

Da parte sua, l’Italia aumenterà lo sfruttamento del gas nazionale e pensa di riattivare le centrali a carbone mentre si cercano fornitori di gas in Africa e Medio Oriente. Il Belpaese fa anche ripartire l’eolico, con la realizzazione di sei nuovi parchi e scommette sul solare, sui fabbricati agricoli e al Sud.

Potrebbe non bastare: anzi, secondo la Fondazione Mattei – che però non tiene in nessun conto il contributo delle rinnovabili – senza il gas russo dovremmo non solo riattivare le centrali a carbone ma anche prepararci a razionare il gas attraverso distacchi programmati di elettricità.

Intanto la Lituania ha annunciato di avere interrotto il flusso di gas naturale dalla Russia. È il primo Stato dell’Unione Europea a raggiungere la drastica decisione, in risposta al ricatto russo e alla guerra in Ucraina, come ha spiegato il Ministro dell’ Energia Dainius Kreivys invitando i membri dell’Unione a fare altrettanto

 

 

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